da un testo del Dott. Páng Míng – Traduzione dal cinese di A. Carloni
Breve illustrazione del contenuto del metodo di rilassamento da seduti con le gambe distese
1. Definizione del metodo di rilassamento da seduti con le gambe distese.
Il primo stadio della pratica è raccogliere il qì nel mìngmén, allenare il jīng per trasformarlo in qì. Il secondo stadio della pratica prevede che il qì esca da mìngmén per allenare l’apertura e la chiusura delle membrane. Nel terzo stadio della pratica il qì torna agli organi interni, per allenare lo hunyuán qì vero degli organi.
2. Funzionamento e caratteristiche del metodo di rilassamento da seduti con le gambe distese.
La funzione principale del metodo di rilassamento da seduti con le gambe distese è rilassare la vita (la seconda, la terza, la quarta e la quinta vertebra lombare e il punto di contatto tra la quinta vertebra lombare e l’osso sacro devono tutti aprirsi e ammorbidirsi). In secondo luogo può allentare le tensioni nel bacino, nelle anche e nelle cosce. In questa sede approfondiamo il rilassamento della vita.
3. Il significato di rilassare la vita.
• Le vertebre lombari, i legamenti e i muscoli laterali alla colonna si allentano e per questo la naturale curvatura della zona della vita cambia progressivamente. Il risultato è che quando ci si trova in posizione eretta le lombari sono distese e sporgono leggermente arrotondate all’indietro, mentre da seduti la vita è distesa e un po’ piegata in avanti. La distensione delle lombari in questo caso non è sinonimo di rigidità perché è dovuta alla trazione continua delle vertebre in alto e in basso, come se tutte le vertebre fossero delicatamente sovrapposte, come una collana di perle.
• Semplice verifica dello stato di rilassamento (della) lombare. Dalla posizione eretta si dovrebbe essere in grado di far sporgere le lombari all’indietro e richiamarle in avanti seguendo il respiro. Indicazioni pratiche: in piedi naturalmente dritti, durante l’inspirazione ombelico e mìngmén spingono contemporaneamente verso l’esterno, più vanno indietro meglio è, durante l’espirazione ritorna alla posizione iniziale.
• Importanza del rilassamento della vita. La vita è all’esterno dei reni, nei reni è custodito il qì originario generato dalla trasformazione di yīn originario e yáng originario, che attraverso qìhǎi nutre tutto il corpo. La vita inoltre è un importante pilastro di sostegno del corpo, per questo considerata molto importante nella pratica. Rilassare la vita rende agile ed elastica questa parte del corpo.
E’ necessario essere capaci di ruotarla non solo in senso orizzontale ma anche in verticale e in rotazioni complesse che uniscono i due piani. Questo da un lato rafforza le funzioni dei reni, rendendo il qì originario abbondante, quello che gli antichi chiamavano: “la sorgente della vita è nelle reni“, dall’altro migliora la circolazione del qì e del sangue garantendo un equilibrio ottimale di tutte le funzioni vitali, come dicevano gli antichi: “ la forza nasce dai piedi, è gestita dalla vita e prende forma nei quattro arti” e ancora “la forza nasce dai reni”, se la vita non è rilassata non è possibile raggiungere questo livello.
III. “La sorgente della vita è nelle reni”: questa frase è il punto chiave dalla “Canzone delle tredici figure”.
L’espressione yāo xì indica sia gli spazi tra le vertebre lombari che il punto mìngmén, tra la seconda e la terza vertebra lombare. Tra i due reni, davanti a mìngmén, si trova la sorgente dello yuánqì (qì originario), la sede del qì prenatale chiamata Hùnyuán shénshì. Il qì postnatale e prenatale si mescolano e si trasformano in questo luogo, dando origine al qì di tutto il corpo.
Nel Xìngmìng xuéshuō, xìng indica la mente, mìng invece indica il qì.
Che cosa significa allora che la sorgente della vita è nelle reni?
La chiave per comprendere il senso di quest’espressione è nel carattere zài (stare, trovarsi, esistere). Il luogo di origine del qì e della coscienza negli esseri umani si trova tra le lombari ed è mìngmén, quando si pratica il tàijíquán yì (intenzione) e qì escono da lì. Questo non vuol dire pensare a mìngmén, ma che l’intenzione e il qì partono da mìngmén.
Ma se yìshí (la coscienza) si trova nel cervello, com’è possibile che arrivi fino a laggiù?
Questo va allenato. Per prima cosa si porta l’attenzione a mìngmén, concentrando lì la mente, l’intenzione, il qì e la forma: quando si sono concentrati a sufficienza, allora possono esplodere raggiungendo tutto il resto del corpo da mìngmén.
Continuando diligentemente a portare l’attenzione sulla zona di mìngmén, alla fine l’intenzione si troverà (zài) lì. Mìngmén rappresenta uno dei cinque archi del corpo, l’arco centrale della schiena. Il qì del dāntián si connette con i quattro arti attraverso l’arco della spina dorsale, e così muove tutto il corpo a partire da mìngmén. Questo è il senso dell’allenamento olistico dell’integrità del corpo, ed è necessario partire dalla pratica del rilassamento della vita per realizzarlo.
IV. Quando si rilassa la vita è necessario aprire mìngmén, in modo che diventi possibile muoverlo avanti e indietro e raccogliere da lì il qì all’interno (coordinando con la contrazione dell’addome).
Il mesenterio nell’intestino tenue contiene molto qì estratto dagli alimenti: contraendo l’addome il qì postnatale degli alimenti e il campo di qì prenatale della Hùnyuán shénshì (sede del qì prenatale) si fondono in un qì che contiene l’informazione vitale di tutto il corpo.
Rilassando la vita il qì si raccoglie dentro la spina dorsale a rafforzare le funzioni dei nervi spinali (nervi sensoriali e nervi motori), rendendo possibile alla spina dorsale non solo il movimento in avanti e indietro ma anche quello di rotazione. Dunque possiamo affermare che il rilassamento della vita ha veramente la funzione di rafforzare il qì di tutto il corpo.
Nella pratica del Tàijíquán la vita è il perno fondamentale, ma la maggior parte dei praticanti è in grado solamente di muoverla ruotando in orizzontale come una macina. E’ necessario comprendere che se la vita è il perno centrale dei movimenti deve essere rilassata e aperta.
Dopo che la zona lombare è aperta, le vertebre lombari e l’intera spina dorsale possono ruotare articolando ogni sezione. Quando si inizia a lavorare in questo modo, con le spalle, i gomiti e i polsi rilassati basta muovere la vita perché gli arti si muovano. Una volta sollevate le braccia il corpo ruota e le braccia ruotano di conseguenza, come una frusta che schiocca guidata dal movimento dell’impugnatura. Questo è il senso di muovere a partire dalla vita.
Se la vita è rilassata, le trasformazioni del qì sono molto veloci e la qualità del corpo migliora rapidamente; non sarà poi solo la spina dorsale ad aprirsi, ma anche i muscoli di lato alla colonna, i lombi e gli spazi tra le varie vertebre lombari e tra di esse e l’osso sacro. In questo modo tutta la muscolatura della schiena, i tendini e i legamenti si apriranno fondendosi come il ghiaccio che si scioglie. Dopo che la vita è rilassata la pratica del Tàijíquán non è più un mero movimento meccanico ma diventa possibile gestire la spinta dell’avversario tramite le contrazioni dell’addome che innescano le rotazioni della vita: in questo modo se veniamo spinti cambiamo la direzione della spinta tramite l’assorbimento e la rotazione della vita, se l’avversario non ci spinge con forza ritraiamo le braccia e comunque si trova sempre sbilanciato. Questo si chiama attirare nel vuoto.
V. I punti salienti del metodo di rilassamento seduti con le gambe distese per il rilassamento della vita.
Rilassare la vita è un esercizio fondamentale nel Tàijíquán e costituisce anche il contenuto basilare della pratica stessa. Il Tàijíquán in ogni suo aspetto attribuisce grande importanza alla vita e trascendendo la Via marziale diventa una Via per l’immortalità. Il metodo di rilassamento seduti con le gambe distese approfondisce ulteriormente la pratica del rilassamento della vita: si tratta di un metodo di pratica che procede dal livello di gōng verso il livello di dào (indicati da Pàng Míng come i due livelli di pratica successivi a quello iniziale della tecnica), la base più importante su cui costruire la propria abilità. Allenando questo si verificheranno mutamenti sia nella forma esterna del corpo che nel qì all’interno.
Il metodo di rilassamento seduti con le gambe distese risolve il problema del “qì che aderisce alla spina dorsale”.
La Canzone dell’unione del cuore dice che ci sono 33 soldati, di cui la vita è il primo generale, il collo il secondo e il cuore il terzo. Il dāntián è il primo ausiliario, le mani il secondo e i piedi il terzo. Primo secondo e terzo qui si riferiscono agli stadi della pratica. Nel primo stadio è necessario rendere la vita il comandante, utilizzando il dāntián per coadiuvare la vita: così facendo il qì si raccoglie nella zona lombare, il soldato e il comandante si riuniscono. La Canzone dell’unione del cuore afferma che la colonna lombare è il primo comandante, ma quando pratichiamo è innanzitutto la mente a guidare. In realtà non c’è contraddizione tra queste due.
Il Trattato sulla connessione del corpo spiega:
“In primo luogo è necessario calmare mente, lasciandola naturalmente vivace in ogni momento; in secondo luogo bisogna far circolare il qì in tutto il corpo, senza sosta e senza ostacoli; in terzo luogo il collo e la testa devono rimanere eretti come a svettare su tutto quello che c’è. Aderendo a questi tre principi tutto sarà connesso, all’esterno e all’interno, dal grande al piccolo.”
Il primo requisito è la quiete della mente, una volta che la mente è calma può comandare il corpo.
Questo significa che la mente è il primo comandante. Questi due testi illustrano chiaramente l’ordine in cui si susseguono i vari stadi della pratica. Dal punto di vista dell’olismo del corpo, la mente deve guidarlo e per assolvere al suo compito deve essere calma e concentrata.
In che modo la mente guida il corpo? Quando l’intenzione si muove, il corpo si muove.
Per realizzare ciò è tuttavia necessario seguire un processo, poiché la mente non è immediatamente capace di comandare il corpo. Facciamo questo tipo di esperienza nella vita quotidiana: pensiamo di muovere la mano e la mano si muove. Quello che non sperimentiamo coscientemente è come si muove l’interno del corpo, di conseguenza si tratta di un movimento che non è guidato dalla coscienza. Per arrivare a realizzare un movimento guidato dalla coscienza è necessario praticare. In che modo?
All’inizio la mente non sarà in grado di guidare il corpo, quindi il comando passa alla zona lombare. I versi sopracitati descrivono la vita come primo comandante e il dāntián come ausiliario. In questo caso “primo comandante” non va inteso nel senso di più importante, ma nel senso di primo gradino di allenamento. Quando la vita comanda il corpo il qì scorre, per questo è necessario connettere la vita e il qì portandolo ad affondare nel dāntián.
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