Cosa vuol dire fiducia nel Qigong?
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  • Immagine del redattoreSabina Cini

Cosa vuol dire fiducia nel Qigong?

Riflessioni su disciplina, motivazione e fiducia nella pratica del Qigong di S. Cini



Cosa vuol dire avere fiducia nella pratica? Come si sviluppa questa fiducia e perché dovremo intraprendere la strada del qigong?


Quel che mi sento di dire, osservando la mia esperienza e il mio sentire, è che per iniziare a praticare occorre innamorarsi, e non è una cosa che possiamo decidere razionalmente.

È vero che spesso il motivo trainante è uno: il voler stare bene. O può darsi che qualcuno di cui ci ‘fidiamo’ ci abbia raccomandato un corso di qigong. Ma se non scatta quell'innamoramento non è agevole incamminarsi sul sentiero dello Zhineng Qigong, perché dà tantissimo, ma quel tanto che elargisce, deriva principalmente dall’impegno personale. Poi siamo abituati a soluzioni rapide e indolori e magari a delegare ogni responsabilità a insegnanti o terapeuti e invece, questa pratica ti svincola da dipendenze e prima o poi anche dalle aspettative.


Ripetere la forma di primo livello è stato per me naturale come preparare un tè che mi era stato offerto e che ho amato dal primo sorso. Quando invece l'esercizio proposto era poco attraente e tirava fuori irrequietezza e disturbi (come mi capitava in Zhan Zhuang nelle prime sessioni e anche le successive) la prendevo come una sfida che contribuiva a rafforzare la volontà. Con Zhan Zhuang mi sono rappacificata nell’ultimo anno e non è una pace definitiva, perché la affronto sempre con un punto di sospensione, ma è proprio questo il fascino che anche nella stasi il paesaggio cambia di continuo.


Non nego che inserire del tempo per la pratica in ogni giornata sia stato difficile e ho anche osservato il senso di colpa quando non ne trovavo. Sinceramente dopo la passione iniziale, la pratica si è consolidata a tal punto da essere il primo pensiero al risveglio e quando non riesco a praticare almeno 15 minuti a inizio giornata, noto più confusione mentale e sul piano emotivo più inclinazione a subire gli alti e bassi miei e altrui. In base alla mia esperienza personale la pratica e la disciplina sono entrate nella mia vita, inizialmente come un metodo a cui aderire con entusiasmo e anche un po' di rigidità, poi col passare degli anni, con le pratiche condivise, gli incontri con gli insegnanti cinesi e non, è diventata una condizione da cui non posso e non voglio allontanarmi.

La fiducia nel qigong per me non è dogma, ma qualcosa di tangibile, come esiste il respiro che entra ed esce nei polmoni, anche se non ce ne ricordiamo.

Così è come fare spazio alla manifestazione di uno stato che si estende al di là dei confini del corpo fisico e al contempo lo contiene. In questo spazio si crea una libertà che le parole faticano a trasmettere, perciò viene naturale ricercarlo quotidianamente e ritagliarsi momenti all'interno della giornata e da lì articolare una sorta di disciplina. La disciplina non è qualcosa che si relega i momenti di pratica, bensì si porta l’attenzione interna in ogni piccolo gesto quotidiano, una consapevolezza appoggiata senza forzature.


Parlando di fede, ho compreso che è una prerogativa stessa del Qigong al momento della formazione del campo, rilassarsi è affidarsi, quindi abbandonarsi a questo stato. Ogni piccolo passo conduce ad un'apertura più ampia, e dischiude il rivelarsi della 'motivazione' reale per cui pratico.

Quindi prima di costruire un castello di aspettative su ciò che vogliamo ottenere dalla pratica, occorrerebbe sviluppare l'ascolto e affidarsi.

Un concetto che esula un po' da ciò che ci è abituale, spesso ci troviamo infatti chiusi dalla necessità di controllo in ogni campo ed è l’opposto esatto della fiducia, ma se vogliamo risultati diversi rispetto alla vita che conduciamo, servirebbe mutare lo sguardo, lasciando scivolare via tutti gli strati per arrivare a intravedere l'essenza. La motivazione reale si affaccia senza prepotenza, approfittando di ogni piccola apertura che caratterizza la pratica formale, per poi inserirsi nel quotidiano. Non riesco a immaginarmi senza la pratica (ci sono giorni che pratico poco più di mezz'ora e altri che supero una o due ore tra pratiche di gruppo condotte da me e non) e anche quando non ho praticato tanto, perché fuori casa, non sono mai stata distante da questa condizione, e riprendendo a farlo, era come ritrovare la strada di casa, quella senza pareti eppure più protetta di ogni altro luogo al mondo.


 

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