un esercizio di Zhineng Qigong semplice ed efficace di M. Floriani
Il Laqi, letteralmente “tirare il qi”, rappresenta uno dei fondamenti del Zhineng Qigong e si ritrova, sotto forme differenti, in tutti gli esercizi.
Il Laqi viene eseguito solitamente da seduti, ma la sua pratica può essere adattata alla posizione in piedi o sdraiata (supini). Con Baihui (posto sulla sommità del capo) sollevato verso l’alto, chiudiamo le palpebre incamerando l’orizzonte al centro della testa, rilassiamo corpo e mente e creiamo il campo di qi.
Passiamo poi all’esecuzione del Laqi, posizionando le mani di fronte al Dantian inferiore (all’altezza dell’ombelico) con i palmi rivolti uno verso l’altro ad una distanza di circa 10-20 cm. Eseguiamo un movimento di apertura con le mani, allontanandole fra loro, e di chiusura, riavvicinandole senza che si tocchino. Il movimento è guidato dai gomiti, leggermente sollevati. Le braccia non aderiscono al corpo; spalle, polsi e dita sono rilassate e morbide. Ripetiamo i movimenti di apertura e chiusura lentamente ed armoniosamente, focalizzando l’attenzione nello spazio tra le mani.
Possiamo immaginare di giocare con una sfera, trasparente e leggerissima, allungandola fino a che diventi un ovale, o aumenti di dimensioni e diventi più impalpabile mantenendo la forma rotonda; quando le mani si riavvicinano, la sfera torna piccola. Inizialmente ci concentriamo sulle sensazioni delle mani e tra le mani, che si potranno manifestare come una variazione di temperatura (senso di calore o di frescura), un formicolio o una sensazione di attrazione-repulsione. Successivamente, aprendo pensiamo al cielo, all’infinito, chiudendo portiamo il cielo all’interno. La respirazione può essere naturale, o venir abbinata al movimento delle mani.
Quando decidiamo di concludere l’esercizio, portiamo i palmi sovrapposti sull’ombelico (le donne con il palmo destro sotto e il sinistro sopra, gli uomini l’opposto), rimaniamo con la mente nel Dantian inferiore, nutrendo il qi per qualche momento, poi riapriamo lentamente gli occhi e separiamo i palmi.
La semplicità della tecnica fa sì che il Laqi venga proposto ai principianti ed alle persone in condizioni di debolezza, sofferenza o con ridotta mobilità. Essa tuttavia non deve portare a sottovalutare la potenza di questo esercizio.
Il Laqi è infatti alla base dell’autoguarigione nonché del Faqi (l’applicazione del Laqi ad altri, c.d. terapia del qi).
Esso inoltre permette di sperimentare velocemente le sensazioni di qi, rafforzando così la fiducia nella pratica fin dalle prime esecuzioni.
Eseguendo il Laqi con regolarità, mentre progrediamo nella conoscenza del Zhineng Qigong ed apprendiamo nuovi esercizi, impariamo ad integrarlo in essi, a “sentirlo” in essi, a percepirne l’anima in ciascuno di loro. Anche la qualità dell’esecuzione ed i suoi effetti, sia del Laqi che delle altre pratiche, si intensificano.
La forza del Laqi risiede nell’impiego consapevole del meccanismo di apertura-chiusura, che sta alla base delle attività vitali ed include l’ascesa-discesa e l’aggregazione-dispersione.
Durante questo processo qi esterno e qi interno si aprono uno all’altro, fondendosi in uno scambio continuo. Riprendendo le parole di Ooi Kean Hin: “Aprite e connettetevi con il vasto vuoto per poi raccogliere in profondità nel corpo. “Apertura e chiusura” non sono localizzate in un punto o in un agopunto particolare, ma avvengono attraverso l’intero corpo.”(da “Zhineng Qigong II: Uso cosciente della mente (yishi) e Coltivazione della virtù (daode).
Siamo così in grado di agire sul corpo nella sua interezza, accrescendo la quantità e qualità del qi corporeo e conseguentemente del nostro stato di salute.
Il Laqi ci permette inoltre di trattare il dolore, qualunque sia la sua origine e localizzazione. A tale scopo possiamo, ad esempio, visualizzare tra le mani la zona del corpo che desideriamo trattare, ed accompagnarla ad espandersi e fondersi nel cielo azzurro, nell’immensità dell’Universo, nella ricchezza e purezza dello Hunyuan qi primordiale (il livello di qi più elementare); riavvicinando i palmi lasciamo convergere questi elementi nella parte dolorante. Soprattutto nel caso di dolori cronici o acuti, a cui si accompagna spesso una condizione debilitante o invalidante, è consigliabile dedicare al Laqi delle sedute ad hoc, tenuto anche conto in questi casi della difficoltà di praticare altri esercizi.
Possiamo altresì applicare lo stesso principio focalizzandoci su un Dantian o sul Palazzo Hunyuan (o punto Hunyuan, ove si riunisce il qi dei cinque organi) per rafforzarne il qi e coltivarne le peculiarità, visualizzandolo più luminoso e trasparente ad ogni movimento.
Il Laqi ci fornisce anche uno strumento prezioso per agire sulla mente, stabilizzandola: possiamo visualizzare pensieri, sensazioni, percezioni, emozioni espandersi nello spazio, dissolversi, trasformarsi, e lasciar affluire in uno dei Dantian qi puro, rigenerato. Affidiamo al nostro sentire quale Dantian scegliere come centro:
nella mia esperienza focalizzarsi sul Dantian inferiore trasmette un senso di radicamento e ridona centratura; concentrandoci sul Palazzo Hunyuan o sul Dantian centrale acquietiamo il turbinio delle emozioni; dirigendo con gentilezza il fluire del qi nel Dantian superiore calmiamo i pensieri disturbanti, alleggerendo fino a dissolverli il peso e l’inutile fatica del ruminio mentale.
Se ci risulta difficile la visualizzazione, possiamo osservare cosa accade, attimo per attimo e percepirne il divenire; l’osservazione non giudicante del processo di trasformazione può inoltre essere il frutto di una scelta consapevole.
Lo stato di fusione intenzionale con lo Hunyuan qi primordiale attraverso il processo di apertura/chiusura si realizza già durante la composizione del campo di qi ed impregna tutta la pratica. Il Pengqi guanding fa (Metodo per sollevare il qi e riversarlo dalla sommità della testa) mira specificamente a raccogliere il qi esterno per condurlo al nostro interno e coi suoi movimenti di tirare/spingere, alzare/abbassare, aprire/chiudere ed è forse l’applicazione più diretta del Laqi, ma tutte le pratiche del Zhineng Qigong si basano sullo stesso principio. Anche quelle che lavorano sul qi interno mirano infatti a ripristinare canali e vie energetiche occluse o danneggiate e ad aprire nuovi spazi e per consentire l’afflusso del qi.
L’efficacia del Laqi, sia come metodo specifico, che come applicazione del principio di “apertura/chiusura” durante la pratica, è proporzionale alla qualità del campo di qi ed alla qualità e quantità della pratica, su cui incidono a loro volta la chiarezza e fermezza dell’intenzione (la “buona informazione”), la serenità di Mente e Cuore e l’uso consapevole dello Yishi (il contenuto e il movimento dello Yiyuanti, lo Hunyuan qi del cervello umano e delle cellule nervose).
A mano a mano che prendiamo confidenza con il Laqi possiamo praticarlo senza accompagnarlo con movimenti corporei, ma guidandolo semplicemente con la mente.
Così, se proviamo fastidio o dolore in una parte del corpo durante la pratica, possiamo portare lì la nostra attenzione ed applicare il Laqi ad essa, pensando o visualizzando, fino ad arrivare a percepire l’apertura e chiusura di quell’area, di ogni organo, membrana, cellula.
Mentre la zona del corpo alla quale volgiamo la nostra consapevolezza diventa sempre più grande, inglobando lo spazio attorno a noi fino all’Universo, mentre sempre più qi si raccoglie e condensa al suo interno, la zona si rilassa, il qi torna a fluire, il dolore si attenua fino a svanire.
Un passo successivo può essere quello di estendere la pratica del Laqi, anche solo con l’uso della mente, al di fuori della pratica formale, nei momenti in cui ci rendiamo conto che un dolore fisico, un’emozione destabilizzante, uno stato di inquietudine o di sofferenza stanno avendo il sopravvento. Sperimentiamo così il Laqi come un metodo formidabile per integrare con semplicità e naturalezza la pratica del Zhineng Qigong ed i suoi principi nella quotidianità.
Marialuisa Floriani, operatrice di Qigong e Zhineng Qigong a Bolzano
Email: marialui.flo@gmail.com
Fb: https://www.facebook.com/zhinengqigongbolzano/
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