Ecco come i malati (e i loro familiari) dovrebbero usare la mente secondo il Zhineng Qigong
- Pang Ming

- 8 set
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 9 set
di Pang Ming (tratto da Pang Ming, Essenza della scienza del Zhineng Qigong, Pechino, 1994, pagg. 100-104). A cura di R. Testa

L’idea generale consiste nel far emergere l’azione positiva e dinamica di yishi sulla vita, utilizzare emozioni sane per trasformare il proprio stato patologico, mobilizzare attivamente il qi interno per attaccare la malattia, eliminarla e incamminarsi verso la salute.
Questa concezione non è una nostra invenzione, ma esiste fin dall’antichità. Per esempio, Zhang Zhicong della dinastia Qing (famoso medico della Scuola Jingfang), soffrendo di ascesso intestinale, non trovò beneficio nei farmaci della medicina cinese. Una notte, quando il dolore si aggravò, utilizzò yishi per guidare il qi e attaccare la sede della malattia: il giorno dopo si verificò la fuoriuscita di pus e sangue, e guarì. Un altro caso riguarda il celebre medico Ye Gui, sempre della dinastia Qing, che trattò un paziente che da oltre due anni aveva un’ulcera sul palmo della mano.
Nonostante fosse stato curato da numerosi luminari della medicina, non ebbe risultati e alla fine si rivolse a Ye Gui (anche conosciuto col nome di Ye Tianshi). Dopo avergli preso il polso, Ye disse: “La tua malattia è grave, ha già raggiunto il cuore; morirai entro pochi giorni”. Aggiunse poi: “Ho una ricetta segreta che si può provare. Se applichi il farmaco sul dorso della mano e compaiono vesciche, significa che il veleno è uscito; ma devi assolutamente forare subito le vesciche per far defluire il pus velenoso, altrimenti il veleno tornerà all’interno e la morte sarà inevitabile”. Il paziente, dopo aver applicato il rimedio, osservava con la massima concentrazione il dorso della mano, temendo che le vesciche comparissero senza che lui se ne accorgesse e che il veleno rientrasse. Dopo diversi giorni, nessuna vescica apparve sul dorso, ma l’ulcera del palmo era guarita.
Qualcuno domandò come ciò fosse potuto accadere. La ragione era molto semplice: non si trattava di una malattia grave, ma il peso psicologico del paziente aveva impedito la guarigione. Per questo tipo di disturbi, una “malattia della mente” richiede un “medico della mente”. Era dunque necessario cambiare lo stato mentale del paziente. Prima disse che la malattia era grave e mortale, provocando paura; poi gli si diede una speranza di sopravvivenza, inducendolo a concentrare tutta l’attenzione sul dorso della mano. Questo è un effetto di “trasferimento di attenzione”: da un lato trasformò la precedente ansia in concentrazione mentale; dall’altro, lo yishi concentrato sul dorso della mano ebbe l’effetto di guidare il qi, così da guarire la malattia senza farmaci. In realtà si trattava di un uso ingegnoso delle funzioni peculiari di yishi. Simili esempi nei tempi antichi sono numerosi. Oggi, nel diffondere il qigong, dobbiamo spiegare chiaramente questi principi dal punto di vista positivo, affinché i malati possano utilizzarli in modo consapevole e corretto per curare se stessi.
Primo: trasformare radicalmente il proprio stato mentale. I malati di gravi patologie spesso sono pieni di preoccupazione, pessimisti e disperati, credendo che la malattia sia solo una sventura personale. In realtà, questo significa emettere informazioni negative verso se stessi. Nel qigong, è fondamentale modificare questo stato.
Dal punto di vista del qigong, ogni malattia può essere invertita. Bisogna credere fermamente che la propria malattia possa guarire. Non solo: si dovrebbe persino sentirsi fortunati di avere la possibilità, attraverso la malattia, di praticare qigong. Senza la malattia non sarebbe facile riuscire ad accettare la scienza avanzata che è il Zhineng Qigong. In questo modo, le informazioni negative di yishi verso la vita si trasformano in informazioni positive, e il corpo inizia a cambiare in una direzione favorevole.
Secondo: risparmiare le proprie energie. In particolare, i pazienti gravi o in fin di vita devono custodire ogni minima risorsa vitale, evitando di sprecarla. Bisogna occuparsi di meno cose possibile, soprattutto ridurre al minimo l’attività mentale. La giornata deve ridursi a mangiare, dormire e praticare qigong, fino al punto di non fare nulla anche se in casa dovesse cadere una bottiglia d’olio, considerandosi come un “morto vivente”. Se davvero si riesce a praticare con questa dedizione totale, la guarigione arriverà di certo. Nel qigong, questo si chiama “morire col cuore, vivere con lo spirito”. Chi ha malattie leggere, invece, non deve pensare in questo modo. Deve coltivare pensieri come: “Io non sono malato”, “Sono guarito”, “Questa malattia è insignificante, non me ne occupo”. Così si pratica il qigong e si vive normalmente, senza dare spazio alla malattia nella mente. In questo modo, le funzioni cerebrali restano equilibrate e i segnali che il cervello emette sono normali, favorendo la guarigione. Se invece si continua a pensare di “essere rovinati”, anche un minimo dubbio può portare a una disfunzione della corteccia cerebrale. Chi invece si lamenta per malattie minori, o si lascia andare senza stimoli vitali, finirà col creare malattie anche senza averle. Ho visto pazienti paralizzati: alcuni, pieni di vitalità, che seppur malati pensavano a fare del bene agli altri, e la loro condizione migliorava rapidamente. Pensando agli altri, il loro yishi si apriva, favorendo la connessione tra hunyuanqi interno e hunyuanqi esterno, e durante la pratica lo hunyuanqi esterno penetrava più facilmente in loro, accelerando la guarigione. Altri invece, convinti di non poter muoversi, non reagivano nemmeno se qualcuno li spingeva; persino quando ricevevano il qi da altri, non osavano muoversi. In loro pensiero e qi non riuscivano a unirsi, e così la guarigione era difficile.
Terzo: usare attivamente yishi per mobilizzare il qi ad attaccare la malattia. In pratica, si può mantenere yishi focalizzato sulla sede della malattia, pensando spesso che, una volta che il qi è sufficiente, la malattia guarirà; oppure usare il pensiero per guidare il qi a colpire la parte malata, immaginando che, una volta che il qi è arrivato, la malattia sparisca; o ancora pensare di espellere la malattia.
Quarto: avere pazienza, senza aspettarsi di guarire completamente in un attimo. Ogni giorno, durante la pratica, bisogna avere determinazione e fiducia di poter eliminare subito la malattia. Ma rispetto al risultato, non ci si deve scoraggiare se non arriva subito: “Occorre invece mantenere serenità, lasciare che il corpo sviluppi resistenza e combatta contro la malattia, fino alla vittoria finale”. (Citazione da uno scritto di Mao Zedong).
Quinto: costruire la visione del qigong sulla malattia. Secondo il qigong, la gravità e l’evoluzione di una malattia dipendono essenzialmente dallo stato di yishi del malato (e di conseguenza anche dei familiari e dell’ambiente intorno a lui). Per il qigong, nessuna malattia ha qualcosa di veramente “speciale”: ciò che conta è lo yishi della persona. Molte patologie ritenute incurabili dalla medicina possono guarire rapidamente con il qigong; viceversa, molte malattie leggere, a causa del peso psicologico del paziente che si crede “speciale” e cerca attenzioni particolari, non vengono curate. Ciò dimostra che yishi ha un ruolo estremamente importante nella guarigione con il qigong. Per questo, pazienti, familiari e amici devono inviare in ogni momento informazioni positive al malato.
Per chiarire ulteriormente questo punto, riportiamo una riflessione antica sul trattamento delle malattie con il qigong:
“Il saggio Quxian disse: ‘Gli antichi medici saggi sapevano curare la mente delle persone, prevenendo la malattia prima che insorgesse. I medici di oggi sanno solo curare il corpo, ma non la mente: è come abbandonare la radice per correr dietro ai rami. Non risalendo alla fonte e prendendo di mira solo gli effetti, come si può pretendere la guarigione? Non è forse un modo di fare stolto?…’."Il Maestro Taibai disse: ‘Per guarire una malattia bisogna prima curare la mente. Solo rettificando la mente si può attingere al Dao. Si deve indurre il malato ad abbandonare ogni dubbio e pensiero, ogni idea illusoria, ogni rancore e ogni opposizione. Deve pentirsi sinceramente degli errori della vita, lasciare andare corpo e mente, e unire la propria natura innata con quella dell’universo. Col tempo, la mente si raccoglierà nello shen, e allora naturalmente regneranno pace e serenità; il carattere diventerà armonioso; si comprenderà che tutte le faccende del mondo sono vuote, che le attività quotidiane non sono che illusioni, che il corpo stesso è illusorio, che fortuna e sventura non esistono, che vita e morte non sono che un sogno. In quel momento, si avrà un risveglio improvviso, le preoccupazioni si dissolveranno, il cuore sarà limpido e tranquillo, e la malattia guarirà spontaneamente. Se si riesce in questo, prima ancora che la medicina arrivi in bocca, la malattia sarà già dimenticata.’ Questo è il grande metodo con cui il vero uomo cura la mente e guarisce la malattia attraverso il Dao”.
(Citato in Compendio di studi Daoisti sul nutrimento vitale – Aforismi di medicina per il nutrimento vitale)
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