Una pratica di Qigong "sensazionale"
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  • Immagine del redattoreRamon Testa

Una pratica di Qigong "sensazionale"

Aggiornamento: 1 feb 2023

Quando le sensazioni cessano di darci un feedback affidabile di R. Testa


rubber arm experiment
L'esperimento del braccio di gomma

Da uno scambio con una praticante del Laboratorio Zhanzhuang


P.: [dopo il basculamento della lombare] ho proseguito col Saliscendi [l'accovacciata al muro], mi sembrava di essere rilassata, mi rialzavo leggera non percepivo tensioni ma alla fine mi è esploso un forte mal di testa da cervicale, già latente quando mi sono alzata. Avrei dovuto continuare col basculamento.

Difficoltà?

Non ascoltare i segnali del corpo


Ramon: Cosa avresti fatto col senno di poi?


P.: Non avrei fatto il saliscendi, per quanto rilassata qualche fitta alla testa arrivava, avrei continuato col basculamento e magari un po' di collo di gru che ho poi fatto più tardi ...


Ramon: E’ giusto fare l’esercizio che sentiamo più congeniale, ma non posso non rilevare che molte persone evitano Collo di gru proprio per le ragioni che invece ti hanno portato a praticarlo!

 

Cosa vuol dire questo?


Sappiamo che nel Centro Huaxia le persone che entravano per il programma di guarigione di 24 o 48 giorni, guarivano praticando uno stesso set di esercizi in abbinamento allo studio di elementi della teoria del Zhineng Qigong, oltre a pratiche di Faqi e altro. E allora ha senso dire che una pratica è migliore di un altra per risolvere una tensione al tratto cervicale? Non saprei dirlo con certezza perché penso che le variabili da considerare siano troppo numerose per dare una risposta certa.


Il punto penso sia un altro.

Nello studio e nella pratica del Qigong si invitano i praticanti a individuare le sensazioni e i vari vissuti per imparare anche a riconoscere un “nuovo mondo” legato appunto alla “dimensione energetica” dell’individuo.

Questo ha lo scopo di portarci a una progressiva dis-identificazione dal corpo fisico, dis-identificazione che ha lo scopo di realizzare le piene potenzialità della mente e oltre.


Questo passaggio è sicuramente rischioso se nel momento in cui diventiamo sempre più sensibili alle “nuove” sensazioni e ai “nuovi” pensieri che emergono dalla pratica del Qigong, inconsciamente sviluppiamo un legame, un attaccamento nei loro confronti.

Da qui può appunto nascere un certo tipo di pratica che valuta l’esperienza principalmente dalle sensazioni,

una pratica che verrà ad esempio giudicata buona o cattiva in base a ciò che il nostro Sistema di riferimento limitato avrà valutato.


Come praticare allora? Qualcuno potrebbe chiedere se a questo punto si debba praticare anche quando sentiamo male o se dobbiamo insistere con la fatica per giorni e settimane “ignorando” i segnali del corpo.


A queste domande non si può rispondere dal punto di vista convenzionale che mette sulla bilancia le sensazioni corporee per decidere cosa è giusto e sbagliato. Nel caso di un principiante, un insegnante esperto sarà in grado di valutare caso per caso quando un esercizio è eccessivo e rischia di minare le forze fisiche e mentali del praticante oppure di insistere anche a fronte di uno straordinario (ma apparente) sforzo fisico o mentale.

Qualcosa in merito è già stato detto qui.


L'esercizio che forse più mette in crisi un principiante o anche un praticante intermedio è il Zhanzhuang (La posizione statica in piedi).

Il tempo prolungato nell'immobilità infatti non fa altro che amplificare le sensazioni che giungono alla mente.

Per questo motivo penso sia uno strumento ineguagliato nel panorama degli esercizi del Qigong. Il Zhanzhuang ci pone di fronte alla fallacia della mente e richiede un continuo apprendimento dei meccanismi che costantemente ci fanno pendere a favore o contro un certo vissuto interiore.


Certo questo tipo di pratica va ben oltre i dettami dell'esercizio classico della Posizione statica per la fusione dei tre centri 三心并站庄, ma penso sia un'occasione troppo preziosa impiegare questo tempo per svolgere questo lavoro di indagine che nell'Advaita Vedanta si chiama Atma-vichara e nel Buddhismo prende invece il nome di Dhamma-vicaya.




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