di A. Carloni #campodiqi #composizionedelcampodiqi #teoriaolisticahunyuan #zhinengqigong #qigong #pangming
Ricordo con grande emozione la chiarezza e la sintesi estreme cui il M. Gao, in uno dei suoi illuminanti e faticosissimi (nel ruolo di traduttrice) seminari di teoria ci spiazzò definendo il Zhineng Qigong come la somma di teoria olistica hunyuan e campo di qi. Aggiungendo poi davanti alle nostre facce da cui forse trapelava un certo “tutto qui? e quindi?” un’altra frase per me altrettanto chiarificatrice che riporto, parafrasandola perché non ne ho la registrazione ma solo gli appunti che presi:
“Se capiamo che la pratica non è solo il movimento e che la composizione del campo di qi non si usa solo all’inizio dell’esecuzione dei metodi pratici ma in ogni momento e per ogni esigenza della vita quotidiana, allora capiamo veramente cosa sia il Zhineng Qigong”.
Vediamo innanzitutto i due aspetti che il M. Gao ci ha indicato come componenti essenziali del Zhineng Qigong:
1) Teoria olistica hunyuan[1]
Il Dott. Pang Ming, nell’introduzione del libro omonimo, descrive così la teoria olistica hunyuan:
“La teoria olistica hunyuan è la visione del mondo della scienza del Zhineng qigong, la sua metodologia, epistemologia e ontologia insieme. Sotto la guida del materialismo dialettico e del materialismo storico, raccoglie i punti di forza del qigong tradizionale, della teoria del qi e della trasformazione del qi della medicina tradizionale cinese, dell’essenza della visione olistica di essere umano e natura, e integra con l’approccio della scienza contemporanea (comprese medicina e biologia) le conquiste della filosofia. Dalla somma di queste componenti è stata costituita compiendo un passo ulteriore attraverso l'indagine pratica del qigong - con l’utilizzo delle capacità extra-ordinarie.
…
La teoria olistica hunyuan è una teoria che discute la formazione dell'intero olistico dell’esistente, la particolarità dell'insieme e come comprendere e utilizzare le caratteristiche dell'insieme.
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La teoria olistica hunyuan è vastissima in quanto applicabile a qualsiasi livello e a ogni sostanza presente nell’universo. Per semplificare la spiegazione, dal punto di vista della scienza del qigong, in questo libro la dividiamo in sei parti: lo hunyuan, l’entità olistica, lo hunyuan qi umano, la coscienza, il daode, l’ottimizzazione della vita e il concetto medico di hunyuan.
…
Qualsiasi sostanza non è isolata, ma è un’entità olistica composta dalla fusione di due o più fattori materiali[2]. Nell’universo sono presenti diversi livelli di hunyuan qi, lo hunyuan seminale è l’unità minima di hunyuan qi presente nell’universo, poi abbiamo lo hunyuan qi primordiale e lo hunyuan qi delle diecimila cose (animate e inanimate), lo hunyuan qi umano fino al più complesso, lo hunyuan qi che produce l’attività mentale e cioè yiyuanti (coscienza umana).”
2) Campo di qi
Nel Zhineng Qigong, un campo di qi è uno stato coerente e ordinato dell’energia in una struttura spazio-temporale determinata, all’interno del quale l’informazione è trasmessa in modo diretto ed efficace, mentre la composizione del campo di qi è la tecnica ideata dal Dott. Pang Ming per creare o rafforzare coscientemente tale stato.
Tale tecnica si basa sulla teoria dei tre aspetti della materia, secondo la quale lo hunyuan qi è presente nell’universo come informazione, energia e materia fisica in base al relativo grado di condensazione o rarefazione. Questi aspetti o livelli sono interconnessi e si trasformano l’uno nell’altro, in maniera simile, giusto per rendere l’idea, all’acqua che può manifestarsi anche come ghiaccio o vapore in base alla temperatura a cui si trova.
L’informazione (coscienza nell’essere umano) ha il ruolo di guida su energia e materia tangibile, ruolo che esplica per l’appunto anche nella composizione del campo di qi, tecnica articolata nelle quattro fasi: rilassare, raccogliere, uniformare e informare. [3]
La fase più importante è la quarta, per cui le prime tre forniscono le condizioni. Il requisito più importante per cui l’informazione sia efficace, infatti, è costituito da calma e chiarezza mentale. Una mente calma è in grado di rimanere focalizzata senza sforzo, una mente chiara sa cosa vuole e come ottenerlo senza perdere rilassamento e quiete.
Da questo possiamo comprendere immediatamente quanto la pratica costante della composizione del campo di qi inneschi un circolo virtuoso di rilassamento, quiete e lucidità, chiarezza dei propri obiettivi e risorse: qualità essenziali per vivere al meglio ogni momento tanto quanto lo è l’imprescindibile riserva abbondante di qi che fluisca libero e forte in tutto il corpo e intorno a esso. In assenza di uno dei due o di entrambi, semplicemente, tutto questo non funziona.
Considerare la pratica come qualcosa di separato dalla “vita reale” ci costringe automaticamente in un circolo vizioso autolimitante per cui non possiamo progredire oltre una certa soglia, continuando nella migliore delle ipotesi a considerarci totalmente in balìa degli eventi e a nutrire il senso di separazione, dipendenza e opposizione che abbiamo sperimentato in frangenti precedenti al nostro incontro con la pratica e andiamo a replicare, incastrando la pratica stessa nel ben noto binomio “attaccamento e avversione”.
Mi pare infine importante precisare che, come specificato dallo stesso Dott. Pang, la coscienza umana può influenzare la materia “in una certa misura” e all’interno di questa certa misura l’efficacia è direttamente proporzionale alla calma e alla lucidità mentale, alla quantità e qualità del qi a disposizione e all’abilità nel coltivarlo costantemente e nel ridurne la dispersione. Lungi da questa tecnica dunque i deliri di onnipotenza, che testimoniano nella maggior parte dei casi solo una forte mania del controllo, tanto quanto l’opposto non intervenire per niente e limitarsi a osservare quanto accade convincendosi che va bene così è spesso una strategia per occultare depressione e rabbia repressa.
Creare le condizioni perché le cose accadano, dimenticarsi del risultato e mantenere coscientemente lo stato di qigong, in cui il corpo è rilassato e la mente è presente senza sforzo: lo stato ideale di naturalezza di cui parla Laozi nel Daodejing probabilmente si avvicina a questo, quanto all’atteggiamento definito “collaborare con l’inevitabile”, dal grande R. Assagioli. Lo studioso italiano, creatore della Psicosintesi, affermava infatti nel suo Libertà in prigione (scritto nel 1938 quando fu incarcerato dai fascisti per le suo opinioni pacifiste e internazionaliste):
“Capii che ero libero di assumere uno fra molti atteggiamenti nei confronti di questa situazione, che potevo darle il valore che volevo io, e che stava a me decidere in che modo utilizzarla. Potevo ribellarmi internamente e imprecare; oppure potevo rassegnarmi passivamente e vegetare; potevo lasciarmi andare a un atteggiamento malsano di auto-compatimento e assumere il ruolo di martire; potevo affrontare la situazione con un atteggiamento sportivo e con senso dell’umorismo, considerandola un’esperienza interessante.
…
Ebbi la sensazione chiara che l’atteggiamento che avrei preso era interamente una decisione mia: che toccava a me scegliere uno o molti tra questi atteggiamenti; che questa scelta avrebbe avuto determinati effetti, che potevo prevedere e dei quali ero pienamente responsabile. Non avevo dubbi su questa libertà essenziale e su questa facoltà e sui privilegi e le responsabilità che ne derivavano.”
[2] Significato letterale di hunyuan: fondersi a creare un intero.
[3] Le dispense con la spiegazione dettagliata delle singole fasi sono disponibili su richiesta, contattare l’autrice: info@zhinengqigongitalia.it
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