L’atteggiamento più fondamentale che possiamo avere nella pratica del qigong
- Pang Ming

- 12 nov
- Tempo di lettura: 5 min
di Pang Ming, traduzione di R. Testa

Alcuni mi chiedono: «Prof. Pang, perché quando si pratica il Zhineng Qigong compaiono così spesso delle reazioni?» La prima ragione è che il Zhineng Qigong dà effetti rapidi. Alcune pratiche hanno effetti lenti, quindi le reazioni sono lievi. Per esempio, una persona con la pressione alta: pratica per mezzo anno e ha alcuni effetti; pratica per tre anni e gradualmente migliora. I cambiamenti avvengono poco per volta, quindi le reazioni sono poche. Yin Shizi (Jiang Weiqiao è stato un autore prolifico di testi sulla meditazione), prima di praticare, aveva la tubercolosi: gli ci vollero tre anni di meditazione seduta per guarire, e le sue reazioni furono relativamente poche.
Con il Zhineng Qigong si raccoglie il qi rapidamente. Facendo un esempio, se nel corpo inizialmente ci sono cinque “parti” di qi e di colpo queste diventano quindici, quando c’è un grande afflusso, per alcuni è difficile da sostenere. È come una persona che non ama spendere che nel portafoglio non ha mai denaro, e si sente tranquilla. Se improvvisamente le si danno centomila yuan (tranne chi è già ricco ovviamente), non riesce ad abituarsi, pensa continuamente a questi soldi e non sa come gestirli.
Naturalmente, il fatto che nel corpo emerga il qi e che affluisca in grande quantità è una buon cosa, ma alcune persone considerano questa manifestazione come una malattia. Quando la mente pensa “malattia”, allora davvero produce effetti negativi.
Questo principio, chi pratica il Zhineng Qigong di solito lo capisce bene. Ma spesso quando osserviamo gli altri siamo lucidi, mentre quando accade a noi rimaniamo confusi. All’altro diciamo: «Non è un problema, non farci caso». Ma quando capita a noi: «Ah no, non ci si può non fare caso! Non va bene!». Quando la reazione accade nel proprio corpo, bisogna lasciarla andare, mobilizzare la propria mente verso il cambiamento positivo, affrontare ciò che si manifesta con una disposizione mentale corretta. Bisogna comprendere che il disagio è un processo di cambiamento interno, di trasformazione di ciò che non è sano. Questo è un contenuto molto importante della coltivazione interiore.
Qualcuno dice: «La reazione di qi non segue la mia guida!». Questo equivale a darsi un’informazione che aumenta il non ascoltare la guida. In questo modo, la “centrale di comando” della mente viene presa di forza dal disagio. Che fare in questo caso? Bisogna subito recuperare la propria lucidità, recuperare l’autonomia. Di fronte alla reazione, mettere l’informazione “si risolve in una sola volta”. Se non passa in una volta, la volta successiva si pratica ancora, e si continua a pensare “si risolve in una sola volta”. Afferrare il momento presente, non curarsi di ciò che è successo prima. Se ogni volta si pratica con questa fiducia salda, forse in mezzo mese si risolve o forse in un anno o magari in due anni si risolve. Si bada solo a aratura e semina, non al raccolto. Mantenere stabilità e tranquillità interiore: in questo modo la trasformazione avrà certamente successo. Questa è la metodologia di pensiero più fondamentale nella pratica.
La seconda ragione, dal punto di vista del metodo: è che se c’è una reazione che non si riesce a superare, è perché la pratica non è ancora abbastanza solida. Nella pratica di Pengqi guanding fa, molte persone sottovalutano la sua caratteristica di apertura. Il Zhineng Qigong è una via aperta: enfatizza l’uscita del qi interno verso l’esterno e l’assorbimento del qi esterno all’interno. E l’apertura è apertura del corpo, del qi, della mente. L’apertura dei grandi punti (tianmen, yintang, dabao, shenque, mingmen, laogong, yongquan) è una forma di apertura corporea. Se questi non vengono praticati seriamente e regolarmente per essere aperti, non si può ottenere veramente la libera uscita e entrata del qi, né la fase iniziale di trasformazione tra sé e la natura. Se si pratica un metodo aperto senza permettere al qi di fluire all’esterno, lasciandolo sempre trattenuto dentro, è sbagliato. Molti non osano lasciare uscire il qi interno, non sperimentano lo scambio con l’esterno attraverso la pelle e i punti, e invece temono che “da baihui esca il qi”, che “da huiyin esca il qi”, etc. Ma questo è proprio diventare egocentrici. Alcuni pensano: «Raccogliamo prima il qi, accumuliamo capacità, e poi lo lasciamo uscire». Questo è sbagliato, perché se non apri la via con l’emissione verso l’esterno, il qi non potrà rientrare correttamente.
Xingshen zhuang guida il qi tramite il corpo. Non bisogna solo fare i movimenti, ma investigare attentamente i cambiamenti nel corpo. L’investigazione equivale alla mente che osserva, ma è una mente che osserva in movimento. Xingshen zhuang ha anche l’effetto di stirare tendini e ossa, ma molti trascurano questa parte della pratica e pensano piuttosto alle pratiche di quiete; praticano quando hanno tempo, un po’ in piedi, un po’ seduti, ma così qi e sangue non si muovono adeguatamente e non si aprono gli “spazi interni”.
In Wuyuan zhuang l’attenzione è sulle emozioni. Praticare le emozioni significa coltivare la capacità di regolare e guidare le proprie emozioni. Nel praticare le emozioni bisogna osservare sempre i cambiamenti nel corpo.
Qualcuno dice che nella pratica degli Otto metodi di coltivazione del qi, durante Juqi fa sente la testa pesante. Questo perché, anche se ogni metodo (tranne Chiqi fa) può essere praticato da solo, quando le fondamenta non sono solide bisogna praticare in modo completo. I primi quattro metodi possono essere un’unità, e gli ultimi quattro un’altra. Quando si pratica Juqi fa, alcuni tengono le gambe tese e forzano. Quando poi devono accovacciarsi non riescono. La soluzione è: quando lo stiramento arriva a un certo punto, sedersi leggermente, aggiustare. Se si rimane solo nella tensione, senza attenzione ai piedi, il qi può concentrarsi troppo nella testa. In quel caso, si regola dal basso quando la reazione è in alto; si regola a sinistra quando la reazione è a destra. Durante la pratica bisogna tenere ben presenti questi punti.
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Il qigong in Italia non è una pratica medica, non costituisce diagnosi, cura o prevenzione di malattie e non sostituisce in alcun modo i trattamenti prescritti da professionisti sanitari abilitati.
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